prendo spunto da un articolo pubblicato tempo fa (2012) da il Fatto Alimentare
http://www.ilfattoalimentare.it/probiotici-claims-reid-morelli.html
Dei fermenti probiotici le virtù benefiche dichiarate sono molte e vanno da una regolazione della flora batterica intestinale, al rinforzo delle difese immunitarie, ma ci sono anche diciture assai fantasiose che lasciano perplessi. Di certo la flora batterica intestinale può subire squilibri causati dall’assunzione di antibiotici, da una dieta sbilanciata, dallo stress e molto altro, ma ciò non significa che per riportarla alla normalità sia sempre necessario o utile assumere probiotici.
Nel 2010 il settore alimentare ha però subìto un brutto colpo quando l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha bocciato la quasi totalità dei claim salutistici proposti sulle etichette dei prodotti contenenti "probiotici" per insufficienza di prove. L’Agenzia ha rispedito al mittente i dossier che, nella stragrande maggioranza dei casi, erano stati stilati studiando l’effetto dei batteri su persone con qualche patologia. La bocciatura è dovuta al fatto che questi prodotti sono venduti a tutti, e quindi l’effetto vantato deve essere comprovato su una popolazione sana.
Dal punto di vista scientifico la posizione dell’EFSA è giustificata, ma tale rigore ha causato un’impasse notevole alle aziende. I produttori avrebbero dovuto effettuare nuove sperimentazioni ( onerose), rese ancor più difficoltose dall’assenza – a loro dire – di indicazioni chiare sui requisiti dei nuovi dossier.
Il prof. Lorenzo Morelli, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, esperto di probiotici ed estensore, insieme a Reid, delle Linee Guida del 2001 ha dichiarato « l’impostazione dell’EFSA, pur condivisibile, è molto rigida e lascia poco spazio per prodotti che non sono farmaci, ma andrebbero comunque, in molti casi, sostenuti. Non dimentichiamo che l’assunzione di un probiotico può aiutare a risolvere sintomi quali quelli del colon irritabile, oppure a prevenire l’accumulo di colesterolo senza bisogno di ricorrere a farmaci e laddove tali effetti siano sufficientemente dimostrati, il consumo andrebbe promosso anche dalla Sanità.«
A distanza di un anno circa, il Ministero della Salute (Minsal) ha aggiornato le Linee Guida
sui probiotici redatte nel 2011.
L'aggiornamento risponde ad alcune critiche sollevate sulla stampa comunitaria
qualche mese fa e volte a sostenere che con tale documento l'Italia si discostava
dall'interpretazione generale secondo la quale il termine "probiotico" è da
considerarsi un claim salutistico generico ai sensi del Regolamento (CE)
n.1924/2006 sulle indicazioni nutrizionali e salutistiche.
Il nuovo testo contiene ora una premessa che spiega e richiama la storia dell'utilizzo
dei probiotici a livello nazionale e ricorda che linee guida sul tema sono state
redatte in Italia ben prima della pubblicazione del Regolamento (CE) n.1924/2006.
In tale premessa si richiama il fatto che "a livello nazionale l'effetto
"fisiologico" volto a favorire l'equilibrio della flora intestinale è sempre stato
considerato utile per la salute e vincolato alla capacità di un probiotico di
colonizzare a livello intestinale grazie all'apporto di un numero sufficiente
di cellule vive con le quantità di assunzione indicate".
E' inoltre spiegato in maniera più dettagliata la motivazione che ha portato il Minsal a
sostenere che l'indicazione d'uso "Favorisce l'equilibrio della flora intestinale" non
costituisce indicazione salutistica benefica ai sensi del Regolamento claim e che
pertanto non è soggetta a processo di autorizzazione.
Il Minsal ribadisce che, solo i prodotti conformi alle linee guida per il loro contenuto
di probiotici , risultando plausibilmente in grado di favorire l'equilibrio della flora batterica intestinale alle condizioni stabilite, possono indicare in etichetta tale effetto ed impiegare termini che lo sottendono come "probiotico".
In caso si intenda utilizzare probiotici nei propri prodotti ed evidenziarne la loro attività
in relazione all'equilibrio della flora intestinale, si raccomanda, quindi, lo stretto rispetto delle condizioni contenute nelle linea guida (tradizione d'uso, sicurezza, attività e vitalità,
identificazione tassonomica e quantità dei microrganismi); condizioni che, così
come la rivendicazione della condizione d'uso, devono essere rispettate e riferite per
i singoli ceppi microbici, chiaramente esplicitate nella comunicazione, pubblicità, etichettatura del prodotto.
Voi cosa ne pensate?
Alla prossima.
Nessun commento:
Posta un commento