sabato 18 luglio 2015

Utilizzo di Latte in polvere per i formaggi prodotti in Italia





Salve a tutti, 

è una delle notizie a cui, in quest'ultimo periodo, viene dato risalto da diversi mezzi di comunicazione.

Riporto alcuni ragionamenti, prendendo spunto dal seguente articolo, che credo meglio di tutti, cerchi di far capire come stanno veramente le cose...
Leggi qui _i-formaggi-senza-latte-li-compriamo-ogni-giorno-da-anni-1.220958

Il 28 maggio 2015 la Commissione europea ha chiesto all'Italia di modificare una legge, la 138 del 1974 . Una legge che vieta categoricamente di produrre latte o formaggi utilizzando, anche solo in parte, il latte in polvere. Secondo la Ue (che su questo tema ha aperto una procedura di infrazione nei  confronti dell'Italia), la legge 138 violerebbe la libera circolazione delle merci. In pratica l'Italia dovrebbe adeguarsi agli altri Paesi europei, paesi  che già da tempo permettono alle proprie industrie alimentari di utilizzare il latte in polvere in aggiunta a quello “liquido".
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Fonte immagine: © SunnyS - Fotolia

Attenzione, però: la legge 138, trattandosi di una legge italiana, il divieto varrebbe solo per latte e formaggi fatti in Italia. 
Già da diversi anni infatti consumiamo formaggi e yogurt esteri prodotti (in parte) con latte in polvere che vengono introdotti dai canali di vendita esteri in Italia.
E lo facciamo senza neanche saperlo visto che non è obbligatorio indicarlo in etichetta. L'Unione Europea, inoltre, non intende (e non potrebbe neanche) costringerci a utilizzare il latte in polvere per i nostri formaggi.

Si parla inoltre che chi vorrà continuare a trattare esclusivamente latte fresco, sarà libero di farlo.
E' bene sapere inoltre che "la polvere di latte" , è già consentita da anni per la produzione di formaggi fusi made in Italy.


E' bene sottolineare invece che formaggi tipici italiani non saranno coinvolti da questa revisione della normativa; le nostre eccellenze, ovvero i formaggi a marchio Dop, Igp e Stg  continueranno a essere prodotti esclusivamente con latte fresco anche se l'Italia dovesse adeguarsi al diktat europeo.



Per produrre formaggi come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Caciocavallo silano, Taleggio, Gorgonzola , noti in tutto il mondo, bisogna infatti attenersi a un rigido disciplinare di produzione: una serie di regole che stabiliscono ingredienti, metodo di lavorazione e di conservazione. 
Già da tempo in Italia chi vende un prodotto a marchio Igp, Dop o Stg ignorando il disciplinare compie una frode in commercio.

Domanda:  Latte in polvere = minor qualità? 
“Quello in polvere è normalissimo latte, solo che è stato disidratato: non c'è alcun rischio alimentare”- spiega Marco Silano, direttore del reparto alimentazione e nutrizione dell'Istituto Superiore di Sanità.
 Il vantaggio del latte in polvere è che si può conservare molto più a lungo....

Dal punto di vista nutrizionale, qualche differenza invece c'è, anche se minima. 
“La quantità di grassi, proteine e zuccheri è la stessa- spiega Silano – ma è vero che il processo di disidratazione potrebbe modificare la struttura delle proteine e vitamine”.

Del resto,  anche con il latte Uht, abbiamo la medesima problematica; essendo sottoposto a temperature più elevate rispetto al latte pastorizzato, succede che, maggiore è la temperatura cui viene sottoposto il latte,  più si impoverisce la frazione proteica e minerale. Questo senza però implicare alcun problema di sicurezza alimentare.

Oltre ai tempi di conservazione, il latte in polvere ha un altro vantaggio: 

può essere utilizzato per "standardizzare " il contenuto proteico e/o lipidico del latte da trasformare.
Se è vero infatti che tutti i nutrienti del latte fresco rimangono anche in quello polverizzato, queste sostanze, per effetto della polverizzazione, risultano più concentrate. 
Ecco perché le aziende estere del settore ( ma lo sanno bene anche quelle italiane) considerano come nei processi industriali, punto importante di partenza, che  il latte utilizzato per la trasformazione in formaggio sia il più possibile uniforme e standard ;  la polvere di latte viene aggiunta proprio  per standardizzarne le caratteristiche chimiche, soprattutto per il "giusto" rapporto grasso/proteine, con conseguente maggiore costanza dei processi tecnologici e delle "rese di caseificazione”.




 Intanto, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha già annunciato di voler difendere “fino in fondo la qualità del sistema lattiero caseario italiano e la trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori”. “Ribadiremo alla Commissione europea la necessità di un intervento più approfondito sull'etichettatura del latte” ha continuato il ministro, facendo intendere che l'Italia si batterà perché l'indicazione del latte in polvere diventi obbligatoria in etichetta. 
Molto deciso anche Michele Bordo, il presidente della commissione Politiche Europee alla Camera, secondo il quale “la qualità e l'eccellenza dei prodotti caseari italiani sono riconosciute in tutto il mondo e non possono certo essere messe in discussione in nome della libera circolazione delle merci. Per questo – ha concluso Bordo - ci opporremo a eventuali iniziative di adeguamento dell'ordinamento nazionale alle contestazioni mosse dall'Europa all'Italia”.

Insomma, sul latte in polvere l'Italia si prepara alla controffensiva.
 Nel frattempo, però, si muove anche la comunità scientifica. 
Il Crea-Flc ha presentato un progetto di ricerca per studiare le differenze tra i formaggi molli “100% a latte fresco” e quelli fatti usando anche latte in polvere. Sia in termini nutrizionali, sia a livello di percezione e gusto.
Restiamo in attesa di conoscerne la pubblicazione dei risultati.

Voi cosa ne pensate?


Alla prossima